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Intervista al Il Mattino: Pino Daniele ritorna Nero a metà: "Dal vivo ma anche su disco"

Il cantautore rilegge il suo album-capolavoro del 1980. E parla dei concerti all'Arena di Verona, alla Reggia di Caserta e al Festival di Ravello

Un classico. Che, come tale, può essere riletto, rivisto, riproposto. Pino Daniele riparte da «Nero a metà», storico lp del 1980. E non solo con il concerto dell’1 settembre all’Arena di Verona in cui lo riproporrà integralmente, ma con una ristampa destinata a far la gioia dei fans, tra inediti e versioni alternative. Perché rimettere mano proprio a quel terzo album, Pino?
«Perché quel titolo me lo porto appresso come una seconda pelle, perché secondo ”Rolling Stone” è al diciasettesimo posto della classifica dei dischi italiani più belli di sempre, perché era dedicato a Mario Musella, perché con ”Nu me scuccia’” feci il bis all’Arena di Verona per il Festivalbar, dov’ero stato l’anno prima con ”Je so pazzo” e dove poi sono tornato spesso, anche da vincitore».

Ma come riprorre «Quanno chiove» e «Apucundria»?
«Mi sono lasciato catturare dall’idea del mio manager, Ferdinando Salzano, di rimettere mano, proprio a Verona, dove sono stato il primo a cantare in napoletano, a quelle canzoni. Lo farò con la band di allora - James Senese (sax), Gigi De Rienzo (basso), Agostino Marangolo (batteria), Ernesto Vitolo (piano e tastiere), Rosario Jermano (percussioni) e Tony Cercola (bongos)- più la Roma Sinfonietta diretta da Gianluca Podio».

«A me me piace ’o blues» in versione sinfonica?
«Non è detto. Con James & Co. possiamo goderci il nostro sound da mascalzoni latini in qualsiasi momento, lasciando poi entrare gli archi quando servono. Fu quel disco a darmi credibilità e spessore, a rilanciare la canzone partenopea: Carosone l’aveva rinnovata nel dopoguerra, ora toccava a me. Con il richiamo dell’Arena e dell’orchestra eviteremo il rischio della nostalgia, del suonarci addosso: ci sarà una platea internazionale. Il 1980 era un momento magico, di speranze artistiche e politiche. Ripeterlo è impossibile, riviverlo no: terrò insieme la musica di domani, che sto preparando, con quella di ieri, e molti ospiti».

Nomi?
«Non ancora. Amici italiani».

Da Jovanotti a De Gregori, dalla Mannoia a Ramazzotti, da Raiz a Zulù, da Giorgia alla Grandi. Le tue collaborazioni, anche in campo nazionale, sono tante. Ma che cosa ti interessa nella nuova scena?
«Rapper come Clementino e Rocco Hunt, e non perché mi trattano come un caposcuola, ma perché sono riusciti a integrare il rap con le radici napoletane».

Il ritorno del «Nero a metà» non si ferma qua.
«No, nel rimettere mano al disco sono venute fuori delle chicche, delle curiosità: lo faremo riuscire su cd con l’aggiunta di versione diverse di qualche pezzo, come la versione reggae di ”Puozze passa’ nu guaio”. Poi ci sono ”Tira a carretta”, che era nella colonna sonora di ”La mazzetta”, e un breve strumentale, ”Hotel regina”».
«Tira ’a carretta mo’/ che hai perso tiempo/ tirala sienza diente ’ca strada è bona/ e nun cerca’ chiù scuse/ tira pe’ncoppa a sagliuta...». È un ciucciariello, memore di Murolo e Modugno, il protagonista della piccola ballata inedita, utilizzata nel 1978 per la colonna sonora del film di Corbucci tratto dall’omonimo romanzo di Veraldi e uscita, forse per sbaglio, solo in un lp del ’78 ricercatissimo dai collezionisti, «Sax club number 17», del sassofonista easy listening Gil Ventura. Ma torniamo al fronte del palco: Verona non sarà l’unica tappa del progetto con l’orchestra.
«L’esperimento dell’anno scorso mi è piaciuto, così rilancio con ”Sinfonico a metà”, con cui debutto l’11 luglio nella Reggia di Caserta, per essere poi il 18 luglio all’auditorium di Roma e il 22 agosto al teatro antico di Taormina. Qui, con la mia band - Rino Zurzolo (contrabbasso), Daniele Bonaviri (chitarra classica), Elisabetta Serio (pianoforte) ed Alfredo Golino (batteria) - allarghiamo il raggio alla mia intera produzione, che pure un po’ di spazio all’Arena la troverà».

E poi c’è il tour «Acustico».
«Stessa band, spazi più ristretti, dove le chitarre bastano e avanzano, e un altro debutto quasi casalingo, il 6 luglio al Ravello Festival, a Villa Rufolo».

Intanto la «tua» piazza del Plebiscito riapre per Mika.
«E per la Nutella. Che dire? Triste che chiuda per Springsteen e si riesca a riaprirla per uno sponsor. Napoli ha bisogno di spazi per la musica».

A proposito, ma almeno a Capodanno i napoletani potranno ritrovare il loro uomo in blues?
«Lo spero, ”Tutta n’ata storia” al Palapartenope sta diventando una nuova tradizione, io ce la metterò tutta per mantenerla, anche la storia di ”Nero a metà” parte da quell’esperienza».
Napoli oggi. Napul’è Genny ’a Carogna? Napul’è «Gomorra» in tv con le polemiche prima della messa in onda?

«Napul’è sempre la carta sporca di cui nessuno ha cura, a cominciare da noi napoletani. Ed è anche l’ombelico del mondo: in tutti gli stadi c’è violenza, ci sono infiltrati, neofascisti travestiti da tifosi. Ma se succede da noi...».


di Federico Vacalebre


Fonte: ilmattino.it

Ultimo aggiornamento dell'articolo: Venerdì, 28 Novembre 2014 10:32