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[PRESS] «Grazie Pino»: la notte di Jovanotti al San Paolo si colora di nostalgia (da ilmattino.it)


Il rosario superpop di Jovanotti incalza impetuoso nel catino del San Paolo, sono in quarantamila circa ad essere accorsi in una domenica (di caldo) bestiale al richiamo del tour «Lorenzo negli stadi 2015». L’incipit è una spietata dichiarazione di intenti, un susseguirsi di titoli che riassumono una filosofia di vita e di suoni: «Penso positivo», «Tutto acceso», «Staccami la spina».

Dopo le selezioni di Carola Pisaturo e del neodj Roberto Saviano che mixa Carosone e Rihanna, Eminem e il grande assente Pino Daniele, dopo il rap di Salmo, apre le danze che contano il filmato superpop con la diva-ologramma Ornella Muti che consegna al rapper-cantautore una corazza per tornare indietro nel tempo, rispetto ad un futuro cupo, un ipotetico 2184. Ed un viaggio alla ricerca del tempo perduto diventa la notte dell’ex ragazzo fortunato, che è cresciuto, ma senza perdere la voglia di giocare e di divertirsi, il senso ludico del suo mestiere e la voglia di provocarla la dea bendata. Cori e striscioni parlano dell’assenza-assedio del Pino della nuova Napoli e a Daniele è dedicato il cuore dello spettacolo, un minishow nello show-kolossal, un fulmine-colpo al cuore sul palco a forma di saetta, un carosello metronapoletano nel carosello multiculturale e multimediale che tutto tiene insieme. Hit antichi e recenti si susseguono per la gioia della tribù che balla sul prato e sugli spalti: «Sabato», «Il più grande spettacolo dopo il big bang», «Bella», «Fango», il medley con «Non mi annoio» e «Tanto», il sabba adrenalinico di «L’ombelico del mondo» preparano la strada a «Musica», elogio del ritmo e della madre Africa e del «diverso da noi»: dove c’era il sassofono di Manu Dibango entra quello di James Senese, storia di un altro Sud, non poi così diverso. Lo stadio lo applaude e si prepara.

Il pezzo, lentamente, cambia colore e sapore, diventa «Yes I know my way». Eccolo il viaggio nel tempo, il salto indietro sino a quel 13 giugno 1994 in cui sul palco dello stadio di Maradona c’era Pino Daniele con Lorenzo e Ramazzotti. Eros sale sul palco, il boato della folla saluta prima lui poi le note di «Quanno chiove», come diluviava quella notte di 21 anni fa. Non è pioggia, stavolta, quella che riga il viso di tanti, il canto d’amore di una città riassunto in una lacrima sul viso: «Schizzichea with love», scherza una ragazza con il padre, commosso, poi non ce n’è più per nessuno, con pudore Jovanotti e Ramazzotti quasi si allontanano dal microfono mentre sullo schermo scorrono i versi di «Napule è», ma in pochi hanno bisogno di leggerli per intonare l’inno di una città orfana ma devota e riconoscente.

Lorenzo ha anche preparato per l’occasione un rap: «Pino Daniele mi ha insegnato la libertà/ Pino Daniele musicista e Masaniello/ e nella notte di Napoli facimmo ’o burdello/ Alzate le mani come le vele/ nel nome di Pino Daniele». «A me me piace ’o blues» completa il set, riporta il tiro verso l'elogio del ritmo, della comunicazione veloce e sensuale, difficile tornare allo show «normale» dopo l’omaggio al lazzaro felice, ma stanotte i mascalzoni latini hanno voglia di dimenticare problemi, amarezze e paranoie, di sentirsi «L’estate addosso».

Il tormentone del 2015 si confonde con schegge di altre melodie, da «Abbronzatissima» a «Enola Gay», traghetta il concerto verso il suo naturale epilogo, si fa seguire da «Serenata rap», «Tutto l’amore che ho», «Ragazzo fortunato», lasciando nei bis «A te» e «Gli immortali». Il basso di Saturnino è il perno ritmico di una band rodata dagli ultimi tre tour, a cui manca però drammaticamente la tromba di Marco Tamburini. L’allestimento ipertecnologico dello spettacolo che celebra con parsimonia l’album finora più venduto dell’anno usa ogni linguaggio possibile della (post)modernità, arruolando in video Fiorello e Carlo Conti, usando la voce di Filippo Timi e i disegni di Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Buonista orgoglioso, più o meno ortodossamente progressista, Jovanotti salta, suda, arringa, canta meglio che in passato.

E alla fine quel «Ti porto via con me» è un altro omaggio al grande assente, ma anche al pubblico del San Paolo: «Grazie per avermi permesso di giocare al rock’n’roll, perfino di mettermi un mantello da supereroe. Ma i veri supereroi siete voi con il vostro ammore, la vostra passione, la voglia di stare ”int’’e viche, ’mmiez’’a ’llate” come dice la canzone. Stasera in mezzo a voi c’è il figlio di Pino Daniele che gli assomiglia come una goccia d’acqua. Alex, le canzoni di tuo padre sono qui per rimanere. Napoli, che Dio ti benedica, sempre come dice una canzone di Pino». (Federico Vacalebre)


Ultimo aggiornamento dell'articolo: Lunedì, 27 Luglio 2015 16:47